Ozono terapia in endodonzia: caso clinico e indicazioni al trattamento

2022-06-10 22:06:41 By : Mr. Kent Chen

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Una terapia “antica” ma molto efficace, quale è quella con ossigeno-ozono, effettuata in campo dentistico con apparecchiature che portano il gas solo tramite contatto, può essere utile con infiltrazione endossea e sottoperiostea nell’eliminazione di infezioni batteriche, micotiche o virali con ripristino delle strutture ossee danneggiate dai suddetti processi infettivi. Il caso in oggetto effettuato con ozono in sede parodontale a seguito di trattamento endodontico incongruo ha determinato una restituito ad integrum dei tessuti e stabilità dentale prolungantesi dopo due anni dalla fine della cura a tutt’oggi.

Caso clinico L’ozono (O3) è una molecola ormetica: tossica a certi dosaggi, inefficiente a dosaggi inferiori. Ricerche sperimentali hanno dimostrato che un effetto antibatterico, antivirale e antimicotico si ha per concentrazioni di 10-12μg/ml, con preferenza per la minore delle due concentrazioni (10γ). Ha una azione ossidante che, alle concentrazioni suddette, stimola i meccanismi antiossidanti fisiologici dell’organismo nel contrastare gli effetti dei radicali liberi a livello delle strutture cellulari.

Il presente case report descrive l’uso medico dell’ozono-terapia per un caso di lesioni periapicali da trattamento endodontico incongruo dove la paziente (donna, 60 anni), malgrado ripetute manifestazioni dolorose da ascesso periapicale e mobilità dentale di grado 2 (indice di Miller) non ha accettato la possibilità di estrarre il 45 protesizzato, per motivi economici e, come causa principale, per odontofobia (fig. 1).

Firmato il consenso al trattamento alternativo della patologia dento-parodontale, si è iniziato un ciclo settimanale di infiltrazioni sottoperiostee di O3 10γ (10 μg/ml) con siringa da 10 ml e ago 30 G, secondo protocollo sperimentale/clinico evidenziabile in bibliografia (9, 11), senza anestesia, per un totale di 10 sedute (della durata di circa 120 secondi) e ulteriori sedute alla stessa concentrazione prima ogni quindici giorni e poi mensili per un periodo totale di 6 mesi.

L’inizio del trattamento è datato a gennaio 2017 e la fine a giugno 2017. Successivamente la paziente è stata controllata di routine ogni quattro mesi per detartrasi sopra e sotto gengivale e per i normali controlli odontoiatrici. La scomparsa delle manifestazioni patologiche faceva ben sperare ma, per non sottoporre la paziente al rischio radiologico, non si è provveduto all’esecuzione di radiografie di controllo se non dopo 2 anni, nel 2019 (fig. 2), attraverso cui si è constatata la restitutio ad integrum del tessuto osseo e la scomparsa di ogni manifestazione patologica, radiografica e clinica. La paziente è soddisfatta e continua a venire regolarmente in studio per i normali controlli di routine.

Conclusioni L’uso dell’ozono terapia con miscela di O2/O3 è caldamente consigliata in quei casi ove alternative terapeutiche siano male accette da parte dei pazienti (estrazione) o che questi ultimi non diano il consenso a interventi più invasivi.

La sperimentazione universitaria potrebbe essere di aiuto nel comprendere come l’ozono sia una valida alternativa anche nelle medicazioni intermedie nelle terapie endodontiche, iniettando direttamente la miscela gassosa nei canali dentali in associazione con gli usuali medicamenti, al fine di garantire una migliore detersione e pulizia degli stessi prima della chiusura definitiva. Vista l’efficacia del trattamento si auspica l’uso routinario della metodica di infiltrazione dell’ozono in tutte quelle lesioni acute o croniche che non hanno benefici dalle terapie antibiotiche, in quanto non esiste resistenza batterica a questo farmaco.

Storia e applicazioni dell’ozono-terapia L’ozono (O3) è un gas bluastro, di odore pungente, dotato di forte potere ossidante; si usa come disinfettante, deodorante, battericida, sterilizzante soprattutto delle acque e come ossidante in numerose sintesi organiche; è tossico a concentrazioni superiori a 0,01 parti per milione, livello talvolta raggiunto nella troposfera solo nelle aree urbane, dove la concentrazione può considerevolmente aumentare per l’effetto combinato di forte insolazione, assenza di vento e presenza di gas inquinanti generatori di ozono. È una molecola triatomica dell’ossigeno e in terapia medica è conosciuto dalla fine dell’800. Il primo generatore di ozono è stato ideato da Siemens e il primo a produrlo per scopi medici fu Tesla.

Durante la Prima Guerra Mondiale venne adoperato per la cura delle ferite dei soldati in trincea, poi soppiantato dopo la scoperta dei sulfamidici e della penicillina. I Paesi con embargo, soprattutto Cuba, hanno usato e usano l’ozono, facilmente producibile attraverso macchine generatrici, per la cura delle patologie infettive e degenerative.

Negli ultimi 25 anni è tornato in auge soprattutto nella disinfezione e sterilizzazione ambientale e delle acque (acquedotti e piscine) e, in campo medico, in ortopedia/neurologia per la cura e il trattamento delle ernie discali, in gastroenterologia per il trattamento delle patologie intestinali tramite insufflazione rettale, nella chirurgia rigenerativa e vascolare per curare ulcere diabetiche e piaghe da decubito, nonché per la cura e prevenzione della sindrome metabolica. Viene utilizzato anche in medicina estetica contro la cellulite e la superficializzazione dei capillari. In ambito odontoiatrico le pubblicazioni sull’argomento sono alquanto scarse e tutte relative all’uso di apparecchiature specifiche, per questa branca della medicina in cui l’ozono agisce prevalentemente per contatto: per la desensibilizzazione dentinale, per la prevenzione e cura di parodontopatie, per la decontaminazione delle lesioni cariose e prima della sigillatura dei solchi occlusali. In campo endodontico-infettivo esistono poche notizie: scopo di questo studio è dimostrare l’utilità di una terapia semplice, senza controindicazioni né effetti collaterali e con una grande valenza terapeutica.

Libero professionista a Roma Docente al master in ossigeno-ozono terapia in odontoiatria presso l'Università di Roma Tor Vergata

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