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Quali possibili soluzioni alla questione delle emissioni di inquinanti in atmosfera?
L’uso di biomassa per la produzione di calore ad uso domestico è uno dei fattori che produce maggiori impatti ambientali dovuti alla rilevante emissione di sostanze inquinanti. Anche in Toscana, con l’arrivo della stagione fredda, assistiamo a questo problema, che frequentemente sfocia in segnalazioni da parte di cittadini che lamentano le emissioni provenienti da stufe e camini dei vicini, come testimoniato dai contatti all’Ufficio relazioni con il pubblico di ARPAT.
Per superare la problematica delle emissioni di inquinanti in atmosfera derivanti dalla combustione delle biomasse in impianti termici civili può essere utile andare a vedere quali sono le migliori tecnologie disponibili, le metodiche di monitoraggio e controllo delle emissioni in atmosfera e individuare eventuali buone pratiche diffuse sul territorio, da studiare e diffondere.
A queste ed altre questioni ha cercato di rispondere il laboratorio tematico organizzato dalla Direzione generale per il clima, l'energia e l'aria del Ministero dell'ambiente. L’evento, che ha visto la partecipazione di esponenti di Ministero, Regione Toscana, ARPAT, ARRR, Enti locali territoriali, Università, AIEL (Associazione Italiana Energie Agroforestali), si affianca ad altri laboratori analoghi svolti in Lombardia, Emilia-Romagna e Province autonome di Trento e Bolzano nel 2019 e, nel corso del 2020, in Piemonte, Umbria e Sicilia. Sul sito Web del Progetto CReIAMO PA è possibile visionare le presentazioni illustrate nel corso dei diversi laboratori.
A livello nazionale tre sono le iniziative avviate dal Ministero dell’Ambiente che hanno una ricaduta locale sulla questione della combustione delle biomasse:
A livello regionale il Piano regionale per la qualità dell’aria ambiente (PRQA) contiene delle misure specifiche sulla combustione delle biomasse. Nel settore urbanistico la misura U2 prevede il divieto di utilizzo di biomassa per riscaldamento nelle nuove costruzioni o ristrutturazioni, in accordo con regolamento regionale di approvazione del regolamento comunale tipo. Questa misura si applica solo ai comuni critici per il PM10 e solo alle aree di superamento e non si applica alle aree non metanizzate e alle ristrutturazioni dove siano già presenti impianti di riscaldamento a biomassa.
Nel settore energetico, tre sono le misure previste:
A proposito delle caldaie domestiche e alla loro sostituzione, la Regione ha varato alla fine del'anno un nuovo pacchetto di misure all’interno del collegato alla Finanziaria, si tratta di due specifici fondi da 1 milione di euro all’anno ciascuno: il primo a favore dei cittadini meno abbienti e finalizzato alla sostituzione delle vecchie caldaie con impianti moderni e quindi più efficienti, meno inquinanti e più sicuri, il secondo a favore dei Comuni che si trovano ad affrontare particolare criticità in termini di qualità dell’aria ed in particolare per quelle aree che sono state oggetto di infrazione comunitaria (14 comuni nella Piana di Lucca e 9 in quella Prato-Pistoia), sempre per il rinnovo degli impianti.
Nell’ambito del laboratorio ARPAT, oltre a descrivere gli inquinanti critici in Toscana (particolato, biossido di azoto e ozono), ha presentato gli esiti di alcune indagini effettuate sulla distribuzione dimensionale del particolato aerodisperso. I risultati di questi studi supportano ciò che era stato già ottenuto con i diversi progetti PATOS (Particolato Atmosferico in Toscana) relativamente al contributo della combustione delle biomasse al PM10.
Da PATOS e soprattutto dal monitoraggio tramite Rete regionale svolto da ARPAT, è stato rilevato infatti che i valori più elevati di inquinamento atmosferico non si registrano più nelle centraline di traffico ma in quelle di fondo, ubicate nelle aree periferiche, lontane dai centri urbani. Questa circostanza è attribuibile alla combustione della biomassa che, nelle giornate di superamento del valore limite del PM10, rappresenta la principale sorgente di inquinamento, contribuendo, nelle stazioni di fondo, dal 37% presso la centralina di FI-Bassi vicina a strutture residenziali di tipo condominiale, fino al 52% nella centralina di LU-Capannori posta in un’area periferica dove è molto diffuso l’utilizzo della biomassa per il riscaldamento. L’area di superamento Piana Lucchese evidenzia infatti un maggior contributo del riscaldamento domestico rispetto alla media regionale.
Anche l’IRSE (Inventario Regionale sulle Sorgenti di Emissione in aria ambiente) conferma che la principale sorgente di emissione di particolato primario sia da ricercarsi nella combustione della biomassa nell’uso di legna e pellet per riscaldamento domestico.
Il maggior contributo deriva dalla combustione di biomassa in caminetti e stufe tradizionali che presentano i fattori di emissione più elevati di PM10 (840 g/GJ e 760 g/GJ contro i 60 g/GJ delle stufe a pellet – Corinair 2019).
La combustione della biomassa porta anche dei benefici però: l’utilizzo di biomassa costituisce ad esempio un importante tassello della filiera del legno che prevede lo sfruttamento della risorsa bosco e la manutenzione del sotto bosco con una riduzione delle probabilità di incendio, una fonte di inquinamento non trascurabile.
Alcuni suggerimenti sul rapporto tra PM e combustione della biomassa nonché raccomandazioni finalizzate a ridurre l'inquinamento atmosferico anche in relazione a tema della combustione domestica delle biomasse sono emerse in Toscana dal Progetto AIRUSE di cui abbiamo più volte parlato su Arpatnews.
Ma quale è la consistenza di questi impianti in Toscana? Il catasto regionale SIERT al 9 ottobre 2020 registrava 1.785.507 impianti accatastati ovvero una media di un impianto ogni 2,08 persone. Tra questi, circa 20.000 generatori a biomassa. Nell’immagine a fianco la percentuale di generatori a biomassa sul totale degli impianti, per provincia.
I numeri risultanti dal catasto risultano però ad oggi ancora molto sottostimati; quello toscano, infatti, è un inventario che sta avviandosi ora e in futuro, mettendo in campo tutta una serie di azioni, potrà ragionevolmente costituire una stima acettabile degli impianti a biomassa esistenti sul territorio.
Il laboratorio ha infine cercato di indagare quelle che sono le responsabilità degli installatori e manutentori e i poteri e le possibilità di intervento dei Comuni su questo versante.
Tra gli obblighi in carico al responsabile dell’impianto vi è quello della registrazione al Catasto regionale, che risulta molto importate per gli impianti a biomasse in quanto verifica
Gli apparecchi per il riscaldamento alimentati a biomassa legnosa (legna, cippato, pellet, bricchette) rientrano infatti a tutti gli effetti nell’ambito di applicazione della normativa regionale relativa agli impianti termici; ciò vuol dire che devono essere muniti di un “Libretto di impianto” e sottoposti a regolare manutenzione.
Nell’ambito del laboratorio sono state avanzate, da parte di AIEL, anche alcune proposte per accelerare il Turnover tecnologico e la riduzione delle emissioni come ad esempio:
È stata sottolineata infine l’importanza e l’utilità in questo contesto delle campagne di comunicazione e informazione, in quanto il cittadino ha bisogno di un supporto alle scelte corrette e consapevoli. Sono un esempio in tal senso i video-tutorial predisposti da AIEL per la scolarizzazione degli utenti finali sugli effetti sulle emissioni degli errori di conduzione delle stufe a legna o le campagne di comunicazione condotte nell’ambito del progetto Feltre rinnova, l’esperienza del Comune di Feltre per la riduzione delle emissioni di inquinanti dalla combustione di biomassa ad uso civile.
Il laboratorio tematico rientra tra le azioni del Progetto CReIAMO PA ("Competenze e reti per l’integrazione ambientale e per il miglioramento delle organizzazioni della PA"), finanziato dal Programma Operativo Nazionale Governance e Capacità Istituzionale 2014-2020, con l’obiettivo di diffondere nelle pubbliche amministrazioni gli aspetti connessi alla sostenibilità ambientale nelle diverse politiche pubbliche, superando logiche legate a singoli settori/temi. Una delle linee di intervento del progetto riguarda lo sviluppo e la diffusione di procedure per il contenimento delle emissioni in atmosfera derivanti dalla combustione di biomassa ad uso civile. Obiettivo è quello di sensibilizzare le Regioni e gli Enti Locali sulle possibili ricadute negative sulla qualità dell’aria che possono derivare da un impiego non regolamentato delle biomasse negli impianti termici ad uso civile, e favorire l’individuazione, nei loro strumenti pianificatori, di misure volte a promuovere soluzioni che accompagnino le abitudini dei cittadini verso forme più efficienti di combustione.
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